Nato a Firenze nel 1940, muore a Roma nel 1971.
Nell’arco di un decennio “lungo” (1958-1971) la ricerca di Paolo Scheggi attraversa diversi campi del sapere e discipline differenti, dalle arti visuali all’architettura alla moda, dalla poesia alla performance urbana e teatrale per approdare ad una riflessione concettuale e metafisica. Caratterizzato da una intensa interdisciplinarietà, il percorso compiuto da Paolo Scheggi potrebbe condensarsi nella lettura datane da Giovanni Maria Accame nel 1976: dall’esibizione del progetto al progetto d’esibizione. A Milano dal 1961, stringe un rapporto di vivace collaborazione con Germana Marucelli per la cui sartoria riprogetta gli spazi che verranno inaugurati nella sfilata di abiti optical della primavera 1965; entra in contatto con le nuove ricerche del...
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Nato a Firenze nel 1940, muore a Roma nel 1971.
Nell’arco di un decennio “lungo” (1958-1971) la ricerca di Paolo Scheggi attraversa diversi campi del sapere e discipline differenti, dalle arti visuali all’architettura alla moda, dalla poesia alla performance urbana e teatrale per approdare ad una riflessione concettuale e metafisica. Caratterizzato da una intensa interdisciplinarietà, il percorso compiuto da Paolo Scheggi potrebbe condensarsi nella lettura datane da Giovanni Maria Accame nel 1976: dall’esibizione del progetto al progetto d’esibizione. A Milano dal 1961, stringe un rapporto di vivace collaborazione con Germana Marucelli per la cui sartoria riprogetta gli spazi che verranno inaugurati nella sfilata di abiti optical della primavera 1965; entra in contatto con le nuove ricerche del capoluogo lombardo, frequentando il gruppo attorno ad Azimuth e i primi esponenti dell’arte programmata, mentre Lucio Fontana, fin dal 1962, ne segue la ricerca con attenzione. Nel 1964 Carlo Belloli lo ascrive tra i 44 protagonisti della visualità strutturata, nel 1965 è ascritto da Dorfles tra gli esponenti della Pittura Oggetto; nello stesso anno entra nel movimento di nove tendencije e stringe contatti internazionali, specialmente in area nord europea dove espone a più riprese e partecipa alle mostre del gruppo Zero e Nul.
Fondamentale la direzione architettonica e ambientale che la sua ricerca intraprende dal 1964, lavorando e confrontandosi con Nizzoli Associati (Mendini, Oliveri, Fronzoni) con Bruno Munari (Sala del Cinema Sperimentale, Triennale milanese del 1964) e sfociando nella Intercamera plastica ideata dalla fine del 1966 e presentata a Milano alla Galleria del Naviglio nel gennaio del 1967.
Dal 1968 la sua indagine si apre in direzione teatrale e performativa, affrontando il superamento dello spazio tradizionale della scena e della galleria ed estendendosi nella città (nota la sua Marcia Funebre o della geometria per Campo Urbano a Como, nel 1969, la performance Oplà Stick tenutasi a Milano-Galleria del Naviglio, Firenze-Galleria Flori e strade della città, Zagabria-Galleria Student Center, in occasione di nove tendencije 4, 1969).
Gli ultimi due anni lo vedono impegnato in una ricerca concettuale che si conclude con i Sette spazi recursivi autopunitivi (non realizzati), i seiprofetiperseigeometrie e l’ambiente Ondosa, ancora da indagare nella loro complessità. Presente alla Biennale di Venezia nel 1966, del 1972, del 1976, del 1986, Scheggi espone nelle principali manifestazioni artistiche del tempo, da Parigi a Buenos Aires, da New York ad Amburgo, da Düsseldorf a Zagabria.
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