Vita e opere di Mario Nuti hanno Firenze come sfondo e come riferimento interiore; qui è nato nel 1923 ed è avvenuta la sua formazione dopo gli studi all'Istituto d' Arte. Già nel 1945 un compagno di quei tempi, Giovanni Spadolini, parla per lui di "capacità compositiva accanto a vivo, intimo senso del colore" e pure di "un'istanza polemica [...] un bisogno di scarnificare la materia pittorica, di ridurla all'essenziale". Qualità che permarranno e saranno incisive lungo tutto il corso del lavoro di Nuti. Subito nel dopoguerra è con gli esponenti di Arte d'Oggi che rappresentano sul piano nazionale una delle formazioni più vitali e impegnate in un efficace rinnovamento culturale. presente alle mostre importanti di Arte d'Oggi del 1948 e 1949, si unisce poi al gruppo ristretto di...
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Vita e opere di Mario Nuti hanno Firenze come sfondo e come riferimento interiore; qui è nato nel 1923 ed è avvenuta la sua formazione dopo gli studi all'Istituto d' Arte. Già nel 1945 un compagno di quei tempi, Giovanni Spadolini, parla per lui di "capacità compositiva accanto a vivo, intimo senso del colore" e pure di "un'istanza polemica [...] un bisogno di scarnificare la materia pittorica, di ridurla all'essenziale". Qualità che permarranno e saranno incisive lungo tutto il corso del lavoro di Nuti. Subito nel dopoguerra è con gli esponenti di Arte d'Oggi che rappresentano sul piano nazionale una delle formazioni più vitali e impegnate in un efficace rinnovamento culturale. presente alle mostre importanti di Arte d'Oggi del 1948 e 1949, si unisce poi al gruppo ristretto di pittori che costituiscono I' Astrattismo classico e firma con loro il manifesto del 1950. Prosegue il suo lavoro nell'astrattismo che via via dal rigido geometrismo trova più complesse tramature strutturali e cromatiche; è presente in mostre selezionate di arte non-oggettiva e nel 1959 espone in rassegne di pittura fiorentina a Detroit e Buenos Aires. Si impone nel frattempo una materia più rilevata che dà corpo agli spazi e alle architetture, portando il pittore a osservare quella realtà ambientale che gli cresce attorno. Si definisce un ambiente polemico e insieme macerato di disincanto, quasi un fatale accoglimento della realtà: l'uomo e i suoi oggetti sono raccolti da Nuti in un complesso che dell'esistenza ha le stimmate e l'indifferenza. Negli anni Sessanta avviene questa decisa maturazione; e dal 1964 Nuti si dedica all'insegnamento, portando avanti il suo discorso anche sul piano didattico. Le mostre personali segnano precise necessità di raccogliere e concludere un periodo, di ragionare in pubblico sulla strada ulteriore da seguire. Nuti, al di là della sua fitta attività espositiva, ma anche di ceramista e illustratore, resta nell'arte italiana un pittore appartato, che preferisce la riflessione all'esibizione. Lui stesso si era detto inadatto a ricoprire la parte di artista in questi anni dove vince lo spettacolo, ma questo pure era il carattere di distinzione, il suo valore che nella mostra pubblica a palazzo Strozzi del 1989 e in quella al palazzo Comunale di Prato nel 1992 si è inteso in tutta l'alta misura e nell'estensione di un ritmo personale, nella solida, pietrosa unità. Nuti non ha mai smesso di approfondire e assestare il proprio linguaggio pittorico, fino al 1996, anno della sua morte.
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